Una vita a scrivere by Annie Dillard

Una vita a scrivere by Annie Dillard

autore:Annie Dillard [Dillard, Annie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2021-04-28T22:00:00+00:00


CAPITOLO QUATTRO

Sotto la lava restare freddi come il marmo, è lì che si vede di che stoffa siamo fatti.

SAMUEL BECKETT, Malone muore

Cos’è questa vita a scrivere? Una volta vivevo da sola in una casa e mi ero fatta lo studio al primo piano. Sul tavolo contro il muro c’era una macchina per scrivere portatile Smith-Corona verde. Feci l’errore, o sognai di fare l’errore, di uscire dalla stanza.

Ero al piano di sopra quando sentii il primo tremito. Il pavimento vibrò sotto i miei piedi – cosa stava succedendo? – e le cornici alle pareti si spostarono. La casa tremò e fece rumore. Ci fu una pausa; scorsi la mia faccia nello specchio del cassettone, impassibile. Quando il pavimento iniziò a muoversi di nuovo, andai di sotto, pensando che fosse meglio scendere finché la scala reggeva.

Vidi subito che la macchina per scrivere stava eruttando. La vecchia Smith-Corona verde sul tavolo esplodeva in fiamme e cenere. Una pioggia di scintille veniva sparata dal cratere – la cavità scura in cui giacevano i martelletti. Fumo e brace si riversavano fuori, rumori esplodevano e crepitavano, un fumo denso e nero saliva e un fuoco intenso e selvaggio aveva avvolto l’intero oggetto. Sparava scintille.

Abbassai le tende. Quando mi chinai sulla macchina per scrivere, le scintille fecero dei buchi tondi nella mia maglia e il fuoco ne strinò una manica. Trascinai il tappeto lontano dalle scintille. Riempii d’acqua un secchio in cucina e tornai alla macchina per scrivere in eruzione. Non sembrava che stesse andando in pezzi, stava solo eruttando. Sentivo il calore del cratere sul viso e sulle mani. Il fuoco giallo emise un rumore veloce, rombante. La macchina per scrivere fece un rumore stridulo, un brontolio; il tavolo cedette. Non c’era nulla che avesse bisogno del mio secchio d’acqua. Il piano del tavolo era rovinato, certo, ma non in fiamme. Dopo venti minuti l’eruzione cessò.

Quella notte sentii altri borbottii – deboli e ancora più lontani. Il giorno dopo pulii la macchina per scrivere, il tavolo, il pavimento, il muro e il soffitto. Buttai via la maglia bruciacchiata. Il giorno dopo pulii ancora la macchina per scrivere – uno strato di nerofumo copriva ancora il cratere – e così finì. Non ho mai avuto altri problemi di quel tipo da quel giorno. Ora so che può succedere.



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